Quaresima di carità 2021. «Allora verrà a te un profugo…» (Ez 24,26). Uno stile di vita sobrio per un’accoglienza più umana.

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Giunge propizio anche quest’anno il tempo forte della Quaresima.  Il cammino che la nostra comunità diocesana ha intrapreso per l’anno pastorale in corso, ci sta facendo muovere passi avendo come bussola l’enciclica Laudato si’, a cinque anni dalla sua emanazione. In essa leggiamo: «La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco» (LS 222). Vivere nella fedeltà a questa spiritualità esige assumere nuovi stili di vita. Ciascuno di noi ha la possibilità di cambiare il proprio modo di vivere mediante scelte quotidiane e azioni concrete, incidendo di conseguenza sul cambiamento comunitario e sociale. L’assunzione di nuovi stili di vita improntanti alla sobrietà determina, inoltre, un nuovo rapporto con la mondialità, attuando un passaggio dall’indifferenza ai problemi mondiali alla solidarietà e responsabilità.

Situazione disumana al campo di Lipa, nel Nord-Ovest del Paese. Abbondanti nella neve con temperature a -10°C.

In coerenza con le indicazioni contenute nel sussidio pastorale, la Caritas diocesana desidera rivolgere alla comunità ecclesiale la proposta di una Quaresima di carità che tenga conto dell’allarme che Caritas Italiana lancia con forza per l’estrema drammaticità della situazione a Lipa e in tutti gli altri campi profughi della Bosnia-Erzegovina, che “ospitano” quanti transitano lungo la Rotta Balcanica, in fuga da scenari di guerra e persecuzione. Il nostro contributo, frutto della scelta di uno stile di vita sobrio, potrà sostenere gli sforzi degli operatori di Caritas Italiana e di altre realtà no profit presenti sul posto, per far fronte ad un’accoglienza dignitosa e sicura e rafforzare l’assistenza umanitaria nei campi profughi (in allegato i comunicati stampa e gli interventi concreti).

Caritas Italiana, in collaborazione con altre realtà non profit presenti sul posto, è impegnata nella distribuzione di cibo e di abbigliamento invernale (scarpe, giacche a vento, sciarpe, cappelli) e soprattutto di legna da ardere, per consentire ai migranti di scaldarsi. Questi aiuti sono resi possibili grazie alla solidarietà mostrata da molte persone ed organizzazioni che in questi giorni stanno contribuendo alla raccolta fondi necessaria proprio per l’acquisto di beni essenziali per la sopravvivenza di queste persone.
“Fa troppo freddo, sto impazzendo”. Monsignor Komarica, vescovo di Banja Luka ha lanciato un appello chiedendo a tutti i rappresentanti politici che possono prendere decisioni di “lavorare insieme, con l’aiuto materiale della comunità internazionale, per risolvere questa catastrofe umanitaria in modo positivo ed efficace, il prima possibile”. Mentre l’esercito monta le prime tende e gli aiuti umanitari stanno arrivando, gli operatori di Caritas Italiana raccolgono le voci di quanti sull’orlo della morte soffrono per l’indifferenza prolungata della comunità internazionale. “Fa troppo freddo, sto impazzendo, non sono sicuro di farcela a sopravvivere” è il disperato grido di aiuto di Ali, uno degli ospiti del campo proveniente dal Pakistan. (tratto da www.repubblica.it)

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