<![CDATA[E' passato quasi un mese dall’inizio delle alluvioni in Serbia, Croazia e Bosnia Erzegovina che hanno prodotto danni e devastazioni in larga parte del territorio. Un mese trascorso a gestire la primissima fase dell'emergenza, scandita dalla fornitura degli aiuti di base (cibo, acqua, kit per l'igiene del corpo e dei locali, etc…) alla popolazione, assistita dagli operatori e dai Caschi bianchi delle Caritas nazionali, diocesane e parrocchiali di Serbia e Bosnia Erzegovina (che Caritas Italiana sta accompagnando in questa emergenza). Adesso si apre la fase più difficile, quella operativa, in cui si analizzano i bisogni per identificare le priorità di intervento e i programmi futuri.
In attesa del bilancio definitivo, ecco i risultati dei report realizzati e diffusi dagli operatori di Caritas italiana che sono stati sul campo nei giorni scorsi, che riceviamo e pubblichiamo con una postilla: "Vi terremo informati nei prossimi giorni sulle azioni che Caritas continuerà a mettere in campo per le zone alluvionate e su come le realtà diocesane italiane possono continuare a contribuire ai percorsi di recupero post-emergenza".
"Dalle prime stime pare che in Serbia le vittime accertate siano 51, mentre il totale delle persone colpite dalle alluvioni e dalle frane ammonterebbe a 1.6 milioni, 32.000 evacuate a cui si aggiunge un ampio numero di famiglie che avendo autonomamente trovato rifugio presso amici e parenti non compare nelle cifre ufficiali. Le case totalmente distrutte sono circa 2.000, 3.000 quelle seriamente danneggiate, di cui andrà verificata l’abitabilità e la sicurezza. I danni alle infrastrutture sono stimati per circa 260 milioni di euro, 3.000 km di strade sono state danneggiati, inclusi anche alcuni ponti completamente distrutti dalle piene dei fiumi. Le conseguenze sull’agricoltura, settore che rappresenta il 10% del prodotto interno lordo serbo e poco meno di un quarto del totale delle esportazioni, sono altrettanto devastanti. Circa 700 tonnellate di bestiame è annegato durante le inondazioni e 900 ettari di terreni coltivati sono stati alluvionati, causando la perdita delle coltivazioni in corso e mettendo a rischio l’utilizzabilità di futura di questi terreni, a causa dell’altra probabilità di contaminazioni. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD) ha parlato di danni in questo settore per centinaia di milioni di euro e un futuro di recessione economica per l’intera Serbia.
Ma l’emergenza ha anche stimolato buone pratiche, comportamenti lodevoli e una generale mobilitazione a favore delle vittime, verificatasi in tutta la Serbia".
"In Bosnia Erzegovina al momento si parla di 24 vittime accertate, stima che potrebbe essere in realtà molto più alta. Esistono, infatti, discrepanze significative tra i numeri diffusi dalle autorità e le testimonianze raccolte da operatori Caritas, per esempio a Doboj, dove i residenti affermano che il numero di tombe recenti scavate nel cimitero locale è sensibilmente più alto rispetto ai 14 morti ufficiali dichiarati dalle autorità locali. Nel complesso, 1.5 milioni di bosniaci (il 39% della popolazione)è stato colpito dalle alluvioni e 950.000 persone costrette a lasciare le proprie abitazioni. Secondo il Ministero dei diritti umani qualcosa come 55.000 case sono state allagate, completamente distrutte oppure danneggiate in modo significativo. Al momento, il numero di sfollati ufficialmente registrato è di 76.000 persone.
Alcuni settori come l’agricoltura hanno subito danni enormi, con la distruzione di migliaia di aziende agricole più o meno grandi: si stima che circa 90.000 ettari di terreno siano stati alluvionati e che centinaia di migliaia di animali degli allevamenti siano affogati".
Una situazione gravissima, insomma, raccontata anche con fotografie e video nei due report ufficiali.
Report alluvioni in Serbia – 20 giorni dopo
Report alluvioni in Bosnia Erzegovina – 20 giorni dopo]]>