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E allora che si fa? Si allestisce una piccola cappella in un’ala della Scuola Materna Gazzi Fucile, data dall’Istituto Autonomo Case Popolari in affitto al Comune, e si prova a creare una Chiesa senza muri ma con tante braccia tese verso chi ha più bisogno. Questo fino al 2012. Ma il sogno del parroco in solido don Arcangelo Biondo e di tutta la comunità guanelliana era di offrire più di uno spazio per le celebrazioni ai parrocchiani e di coinvolgere i “monelli”. Perché sono loro il futuro del quartiere. Ed è a loro che si deve guardare per colmare i crateri nel tessuto sociale e delle responsabilità educative che le famiglie più disagiate tendono a delegare. Così, col contributo della Caritas Diocesana di Messina, dell’Opera Don Guanella e di privati, quattro anni fa è cominciato un percorso dedicato agli abitanti più piccoli della baraccopoli, in una delle città italiane in cui le baracche stentano a sparire.
Il primo passo è stato l’inaugurazione dell’Oratorio San Luigi Guanella, il 23 ottobre 2013, sempre grazie alla generosità dello IACP che ha dato in concessione alla Parrocchia gratuitamente per 12 anni i locali del seminterrato del Centro Sociale Gazzi Fucile, proprio sotto la Scuola Materna. Si sistema qui una cappella dedicata a San Pio X e gli altri locali destinati alle attività dell’Oratorio, poi si avvia la ristrutturazione e l’allestimento grazie ai fondi della Caritas. Così, attorno all’ala destinata alle celebrazioni, nascono aule per il doposcuola e per i laboratori musicali, artigianali, di prestigiazione, di danza, di taglio e cucito e zumba per le mamme.
Ma non è ancora abbastanza. La Caritas diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela sceglie di alzare l’asticella e di dedicare la campagna di raccolta fondi dell’Avvento di Fraternità 2013 al quartiere. A questi fondi si aggiungono i contributi dell’8×1000 di Caritas italiana, destinati al progetto “Per le vie del cuore”, il contributo dell’Istituto Polispecialistico COT Cure Ortopediche Traumatologiche, dell’Università di Messina, dell’Ordine dei farmacisti e della Cassa edile. E il risultato è, esattamente un anno dopo, un’altra inaugurazione: quella del campetto sportivo.
“Uno spazio semplice, in terra battuta – sottolinea don Nico – diventato poco tempo dopo il regno indiscusso dei monelli, 30-50 ragazzi dagli 8 e i 14 anni. Quando facevamo i lavori i passanti ci dicevano: ‘Ma chi ve lo fa fare? Non fatelo troppo bello che tanto ve lo distruggono’. Eppure, anche grazie al contributo degli operatori di strada dell’Ires, di due istruttori e di alcuni papà di buona volontà che garantiscono ogni giorno una presenza educativa costante, li abbiamo coinvolti in tornei e campionati. E abbiamo scoperto che quando sono in trasferta abbandonano l’aria da bulli. Dimostrazione concreta di come, se tirati fuori dall’ambiente in cui vivono e dalla cultura che lo permea, anche i comportamenti cambiano”.
Il prossimo obiettivo adesso sono le mamme e le ragazze. Perché durante le visite domiciliari è emersa la necessità di un sostegno educativo fortemente orientato al femminile. E già si pensa a uno sportello di ascolto specifico e alla costruzione di un altro campetto, ma questa volta di pallavolo, sempre molto semplice. Perché il lusso e i progetti megagalattici non abitano in questo quartiere e tutto deve essere realizzato in sintonia con l’ambiente circostante. Ma questo don Nico e la Caritas diocesana lo sanno bene. E già pensano a costruire la rete di pallavolo con una corda. Perché quel che conta, come sempre, non è l’estetica ma lo spirito di squadra.]]>
