<![CDATA[Dove prima c’erano le macerie delle baracche rase al suolo dall’Istituto Autonomo Case Popolari, oggi c’è il primo vero campo di calcetto del quartiere; dove prima c’era degrado, oggi c'è allegria e bellezza. C’è chi frequenta il doposcuola, chi i laboratori organizzati dai papà e dalle mamme di buona volontà. Ma appena possono si ritrovano tutti insieme e per tutti sono i “monelli” di Fondo Fucile.
Anche Don Nico Rutigliano, parroco e responsabile dell’Oratorio del quartiere, chiama così i bambini e ragazzi che popolano il quartiere della “Chiesa che non c’è”. Non c’è almeno fisicamente, perché il terreno su cui doveva essere costruita è occupato da una distesa di baracche, in un tessuto urbano che si configura come un domino in cui ogni parete poggia su quella della casa che segue. Abbatterne una equivarrebbe ad abbatterle tutte e in assenza di soluzioni abitative più consone, non è immaginabile.
E allora che si fa? Si allestisce una piccola cappella in un’ala della Scuola Materna Gazzi Fucile, data dall’Istituto Autonomo Case Popolari in affitto al Comune, e si prova a creare una Chiesa senza muri ma con tante braccia tese verso chi ha più bisogno. Questo fino al 2012. Ma il sogno del parroco in solido don Arcangelo Biondo e di tutta la comunità guanelliana era di offrire più di uno spazio per le celebrazioni ai parrocchiani e di coinvolgere i “monelli”. Perché sono loro il futuro del quartiere. Ed è a loro che si deve guardare per colmare i crateri nel tessuto sociale e delle responsabilità educative che le famiglie più disagiate tendono a delegare. Così, col contributo della Caritas Diocesana di Messina, dell’Opera Don Guanella e di privati, quattro anni fa è cominciato un percorso dedicato agli abitanti più piccoli della baraccopoli, in una delle città italiane in cui le baracche stentano a sparire.
Il primo passo è stato l’inaugurazione dell’Oratorio San Luigi Guanella, il 23 ottobre 2013, sempre grazie alla generosità dello IACP che ha dato in concessione alla Parrocchia gratuitamente per 12 anni i locali del seminterrato del Centro Sociale Gazzi Fucile, proprio sotto la Scuola Materna. Si sistema qui una cappella dedicata a San Pio X e gli altri locali destinati alle attività dell’Oratorio, poi si avvia la ristrutturazione e l’allestimento grazie ai fondi della Caritas. Così, attorno all’ala destinata alle celebrazioni, nascono aule per il doposcuola e per i laboratori musicali, artigianali, di prestigiazione, di danza, di taglio e cucito e zumba per le mamme.
Ma non è ancora abbastanza. La Caritas diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela sceglie di alzare l’asticella e di dedicare la campagna di raccolta fondi dell’Avvento di Fraternità 2013 al quartiere. A questi fondi si aggiungono i contributi dell’8×1000 di Caritas italiana, destinati al progetto “Per le vie del cuore”, il contributo dell’Istituto Polispecialistico COT Cure Ortopediche Traumatologiche, dell’Università di Messina, dell’Ordine dei farmacisti e della Cassa edile. E il risultato è, esattamente un anno dopo, un’altra inaugurazione: quella del campetto sportivo.
“Uno spazio semplice, in terra battuta – sottolinea don Nico – diventato poco tempo dopo il regno indiscusso dei monelli, 30-50 ragazzi dagli 8 e i 14 anni. Quando facevamo i lavori i passanti ci dicevano: ‘Ma chi ve lo fa fare? Non fatelo troppo bello che tanto ve lo distruggono’. Eppure, anche grazie al contributo degli operatori di strada dell’Ires, di due istruttori e di alcuni papà di buona volontà che garantiscono ogni giorno una presenza educativa costante, li abbiamo coinvolti in tornei e campionati. E abbiamo scoperto che quando sono in trasferta abbandonano l’aria da bulli. Dimostrazione concreta di come, se tirati fuori dall’ambiente in cui vivono e dalla cultura che lo permea, anche i comportamenti cambiano”.
Il prossimo obiettivo adesso sono le mamme e le ragazze. Perché durante le visite domiciliari è emersa la necessità di un sostegno educativo fortemente orientato al femminile. E già si pensa a uno sportello di ascolto specifico e alla costruzione di un altro campetto, ma questa volta di pallavolo, sempre molto semplice. Perché il lusso e i progetti megagalattici non abitano in questo quartiere e tutto deve essere realizzato in sintonia con l’ambiente circostante. Ma questo don Nico e la Caritas diocesana lo sanno bene. E già pensano a costruire la rete di pallavolo con una corda. Perché quel che conta, come sempre, non è l’estetica ma lo spirito di squadra.]]>