<![CDATA["Che tutte queste morti non siano vane. Si riveda l’intero approccio europeo e italiano all’accoglienza di chi fugge da guerre e persecuzioni e si predispongano corridoi umanitari, distribuendoli nei vari paesi europei. Mentre la "globalizzazione dell’indifferenza” denunciata da papa Francesco miete migliaia di vittime e noi rischiamo di impaludarci nel dibattito sulla legislazione, il Mediterraneo diventa sempre più un mare di morte. Occorre allora porre l’accento sulla situazione di quanti continuano ad arrivare e che sono potenzialmente richiedenti asilo. Siamo in una situazione di emergenza internazionale, da affrontare con strumenti di carattere emergenziale. In primis i canali umanitari. Si tratta di decidere politicamente cosa fare. Invece tutti scaricano le responsabilità: chi dà la colpa agli scafisti, chi a Frontex e all’Europa, chi ai pescatori che non hanno soccorso. Se si vogliono aiutare i profughi abbiamo tutti gli strumenti per farlo, anche andando nei paesi di origine per costruire con loro nuove opportunità. Ma non facciamoli più morire sui barconi o in mare. Non aggiungiamo vergogna a vergogna".
Comincia con queste parole l'editoriale di Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, nel magazine Italia Caritas di novembre. Qui l’editoriale per intero]]>