Messina, la "mappa" delle povertà

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<![CDATA[Messina – Dalla risposta ai bisogni quotidiani alle iniziative speciali dedicate a categorie particolarmente disagiate, dall’esperienza sviluppata nei Centri d’ascolto durante il 2014 al riepilogo degli interventi realizzati con i fondi 8×1000 negli ultimi cinque anni: è con un duplice sguardo che la Caritas Diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela “racconta” – durante il seminario di studi “L’azione della Chiesa locale negli anni della crisi” – le povertà nel territorio della Diocesi e le soluzioni che via via sono state trovate.
Don Gaetano TripodoLo scopo è mettere a disposizione di tutti un insieme di dati – e di consapevolezze – in grado di aiutare, indirizzare e far da base per quello che don Gaetano Tripodo, direttore della Cartitas Diocesana, considera un obiettivo irrinunciabile: “costituire una rete operativa di intervento tra istituzioni pubbliche e soggetti privati al fine di rendere più efficace l’impegno comune”.
Ed ecco i dati del Report Povertà 2014. Sono in maggioranza italiane (72,2%), donne (57,5%) e di età compresa tra i 36 e i 65 anni (67,3%, contro il 23,5% di età inferiore ai 36 anni e il 9,2% di età superiore ai 65 anni) le persone che nell’arco del 2014 si sono rivolte ai tredici Centri d’ascolto della Caritas Diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela che hanno fornito i dati di dettaglio (il Centro Diocesano e quelli di Tremestieri, S. Andrea Avellino, Sacra Famiglia, Camaro S. Luigi, S. Nicolò in Zafferia, S. Domenico, Don Orione, S. Lucia sopra Contesse, Vicariato Faro, Camaro S. Paolo, S. Maria della Consolazione Villaggio Santo, S. Sebastiano in Barcellona P.G., Giammoro). Nei 13 Centri considerati, in totale sono state ascoltate 1641 persone (di cui 630, pari a più del 38%, nel Centro d’ascolto diocesano) e sono stati effettuati 3462 interventi.
Tra i bisogni individuati, si attestano al primo posto – e a pari merito – beni e servizi per un verso e lavoro per altro verso (30%), seguono l’ascolto (17,3%), la casa (9,5%), questioni di salute (8,8), orientamento ai servizi pubblici (3,9%). Le richieste pervenute – ovvero i motivi che le persone richiedenti hanno scelto di indicare agli operatori – disegnano una mappa lievemente diversa. Stanno sempre in prima posizione lavoro e beni e servizi (rispettivamente 39,7 e 25%), ma la salute sale al terzo posto (10,7%), mentre casa e orientamento ai servizi pubblici si attestano in posizioni assimilabili (rispettivamente 5,8 e 5%) e l’ascolto scende all’ultimo posto (3,8%). Gli interventi effettuati hanno, infine, riguardato anzitutto beni e servizi primari (36,3%), ascolto e orientamento ai servizi pubblici (26,8 e 22%), e di seguito casa, salute e lavoro (6,9, 5,5 e 2,4%).
Il tavoloDal raffronto tra bisogni individuati e richieste esplicite emerge una prima indicazione: le due “graduatorie” sono simili per quel che riguarda i primi posti, a confermare che alcuni bisogni sono particolarmente avvertiti. Lavoro e beni e servizi primari (ovvero dalle bollette agli alimenti) sono, insomma, irrinunciabili. Meno diffusa sembra invece la consapevolezza del bisogno dell’ascolto che, pure, quando viene donato comporta significativi miglioramenti negli stati d’animo e nelle condotte di chi è ascoltato.
Nel confronto, invece, tra bisogni e interventi, si legge l’importanza delle azioni effettuate dalla Caritas Diocesana ma anche la necessità che sul territorio intervengano politiche specifiche da parte delle pubbliche amministrazioni e dei soggetti sociali protagonisti sia per garantire l’effettiva realizzazione per tutti di diritti primari quali la casa, la capacità di interloquire con i pubblici uffici e la salute, sia per creare concrete possibilità di occupazione.
Ma quali sono state le categorie i cui bisogni nel corso degli anni hanno rappresentato vere e proprie urgenze sociali? La risposta può venire dall’analisi dei sedici progetti che la Caritas Diocesana ha realizzato tra il 2009 e il 2014 con i fondi 8×1000 per una spesa totale che sfiora i due milioni di euro (1.961.600,00 euro). Si tratta di iniziative di particolare rilevanza, con le quali sono stati attivati servizi, centri e percorsi personalizzati.
La sala della Caritas durante il seminarioSi va dalla creazione di cooperative sociali di persone diversamente abili a percorsi di reinserimento sociale di ex detenuti, da attività di prevenzione dell’internamento nell’Ospedale psichiatrico giudiziario alle adozioni sociali di bambini “a rischio”, dalla realizzazione di un servizio di pronto soccorso sociale attivo 24 ore su 24 per senza dimora all’integrazione di famiglie immigrate, da centri di accoglienza per anziani soli e malati al sostegno all’occupazione, da interventi di contrasto alla dispersione scolastica alla creazione di luoghi di aggregazione per bambini e ragazzi, dal reinserimento lavorativo e abitativo di inoccupati agli interventi per prevenire e riparare i danni della dipendenza dal gioco d’azzardo.
Per i tre quarti degli interventi, la Caritas ha affidato la gestione a soggetti diversi, pur mantenendone responsabilità e controllo: tra questi, l’associazione di volontariato e cooperativa sociale Santa Maria della Strada, l’associazione di volontariato “Casa di solidarietà ed accoglienza” di Barcellona Pozzo di Gotto, l’associazione di volontariato ONLUS “Vivere insieme”, il “Consorzio Sole. Soc. Coop. Soc”, la Parrocchia Santa Lucia Vergine e Martire, l’Oratorio San Luigi Guanella – Associazione Noi.
In conclusione, il direttore don Gaetano Tripodo, Enrico Pistorino, responsabile diocesano dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, e Chiara Pistorino, responsabile dei Centri d’ascolto Caritas, ricordano il valore dell’attività della Chiesa locale e, allo stesso tempo, confermano la disponibilità della Caritas ad una collaborazione operativa tra tutti i soggetti protagonisti del territorio, istituzionali e non, affinché “dalla gestione delle emergenze si passi alla programmazione e alla realizzazione di politiche in grado migliorare significativamente la situazione generale della popolazione”.]]>