Migranti: enclave o integrati? Se ne discute mercoledì al Cortile dei gentili

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<![CDATA["Migranti. E chi non lo è, da Abramo in poi?". Si aprirà con questo quesito, mercoledì 24 settembre alle ore 17,00, presso la Cappella S. Maria dell’Arcivescovado (Via I settembre n°117), il settimo appuntamento del “Cortile dei gentili”, il programma mensile di incontri a cura della Biblioteca Regionale Universitaria di Messina, nato per stimolare il dialogo  e riflettere sui nodi cruciali della realtà che ci circonda, a tema non solo religioso ma anche etico, politico e civile in generale.
L’incontro, dal titolo significativo “I nuovi messinesi. Migranti: li preferiamo enclave o integrati?”, offrirà spunti di riflessione su tematiche di estrema attualità con cui le istituzioni, i cittadini e ogni singolo individuo è chiamato a confrontarsi oggi più che mai. Apirà l’appuntamento l’introduzione musicale a cura del musicista e cantastorie Fortunato Sindoni, che eseguirà due brani sull’emigrazione: uno del cantastorie antropologo Mauro Geraci; l’altro, musicato dallo stesso Sindoni, tratto da una poesia di Ignazio Buttitta.
A seguire, dialogheranno con il pubblico i due relatori dell’incontro: padre Gaetano Tripodo, Direttore della Caritas Diocesana di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela, e Tania Poguisch, docente e mediatrice culturale, presidente dell’associazione “Migralab A. Sayad”.
“Il problema dei migranti e del loro reale status sociale – sottolinea Sergio Todesco, a capo della Biblioteca Regionale Universitaria di Messina, nella scheda di presentazione dell’incontro – è inquadrabile nei termini di una sostanziale alternativa. Essi possono essere da noi autoctoni percepiti quali presenze precarie, ancorché utili a svolgere compiti particolari che la nostra cultura etichetta come non più congrui per i propri citoyens. Essi possono viceversa essere considerati ciò che i vecchi siciliani definivano un’acciànza, ovvero una chance, un’opportunità. Qual è dunque la città che sogniamo? Una città apartheid, in cui uomini e donne di razze e culture diverse si passino fianco a fianco senza mai interagire (se non attraverso il denaro), o una città aperta al confronto, allo scambio, alla contaminazione benefica dei gusti e dei cuori? Dalla scelta che, più o meno lucidamente, faremo in direzione dell’uno o dell’altro corno del dilemma deriverà la possibilità di disegnare il mondo futuro che ci sta dinanzi. Un mondo futuro che, come ci canta quel grande poeta di Francesco De Gregori, ‘intanto passa e non perdona'”.]]>